Native advertising: Ma di che si tratta realmente?

Da un po’ di tempo è un termine sempre più utilizzato, anche se alcune ricerche dicono che manager ed aziende spesso faticano a contestualizzare in cosa realmente consista.
Riportiamo una definizione dello IAB (Interactive Advertising Bureau – Associazione italiana   per la crescita dell’advertising su Internet) in merito al termine “Native Advertising”:

“Il Native advertising fa riferimento ad annunci a pagamento coerenti con il contenuto della pagina, con il design e il comportamento della piattaforma in cui sono ospitati, in modo che l’utente li percepisca semplicemente come parte di essa”.

Ma questa definizione non ci ricorda che fino a poco tempo fa i cosiddetti “pubbliredazionali” in fondo avevano lo stesso scopo?
Certamente si, non si tratta quindi di qualcosa di assolutamente inedito ma neanche possiamo liquidarla come se fosse soltanto una nuova etichetta.

Più in generale in fondo rappresenta la logica evoluzione dei tradizionali strumenti di P.R. che nello specifico si esprimevano attraverso i media tradizionali, nei nuovi strumenti delle Digital P.R. che trovano espressione elettiva nei nuovi media digitali.

Se quindi gli scopi sono i medesimi, ciò che cambia sono le piattaforme in cui questi contenuti sono diffusi, con specifico riferimento ai social media, ognuno dei quali ha il suo pubblico e le sue modalità di fruizione. La difficoltà è forse questa, che un contenuto che va bene per Facebook, non può essere riproposto tale e quale su un blog, su Instagram, o su Linkedin e via dicendo. È necessario infatti in questi casi adattare i formati conoscendo adeguatamente le piattaforme in cui si collocano i contenuti e soprattutto i modi in cui il proprio target potenziale viene in contatto con essi.

Ecco quindi che nasce la necessità di adottare strategie di sviluppo dei contenuti ben tarate, ma comunque necessarie se si vuole che la propria comunicazione abbia efficacia, vista l’ineluttabilità dell’uso dei canali digitali, ed al tempo stesso il fastidio crescente del pubblico ai classici banner, pop-up e display tradizionali, percepiti sempre più come invasivi e combattuti sempre meglio dagli ad-blocker.

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Per maggiori approfondimenti:

https://goo.gl/urUfHp

 

 

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